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lunedì 10 ottobre 2016

I moti contraddittori del perdono

da Movimento Giovani Focolari // Non ci sono commenti

Ciao a tutti, oggi vi presentiamo una novità! In occasione dell'inizio di questo nuovo anno, un membro del nostro gruppo, Luca Monacis, ci proporrà delle riflessioni spot più approfondite sugli argomenti che tratteremo durante il cammino. Augurandoci che la cosa vi sia gradita vi auguriamo una buona giornata e... CHE TUTTI SIANO UNO!!

p.s. fateci sapere nei commenti cosa ne pensate ;)



Mai come nelle situazioni di perdono siamo messi davanti a noi stessi, alla necessità di “guardare dentro”.
Cos’è il perdono? Qual’ è il tempo del perdono?
Non posso concepire il perdono senza il dolore: difatti ci troviamo di fronte alla scelta di dover perdonare qualcuno che ci infligge un dolore.
Tutti i più grandi maestri spirituali, di tutte le epoche, distinguevano due atteggiamenti che solitamente assumiamo verso il dolore: il primo, sano, è lasciarsi annientare, abbattere, sconfiggere, distruggere; il secondo, deleterio, consiste nel rimuginare, ripensare, chiedersi le cause, darsi le colpe, cronicizzando così il dolore.
È importante partire da un ragionamento: il dolore non è nostro nemico, anzi viene a purificarci da tutte quelle scorie negative prodotte dalle nostre illusioni, dalla nostra staticità; è come l’alcool che la mamma versa sulle ginocchia sbucciate del suo bambino, per sanare e curare quella ferita.
Il dolore è una funzione cosmica dell’anima.
Non è forse vero che spesso si suole dire “la sofferenza ci avvicina a Dio?
Non è forse vero che Qualcuno ha detto “se il chicco di grano caduto in terra non muore non produce frutto?”.
Se stiamo attenti, lui, il dolore (quello sano del primo tipo) viene a richiamarci da situazioni nelle quali stavamo percorrendo sentieri energetici scadenti.
Non posso concepire il perdono senza la rabbia: questa straordinaria forza interiore (quando è spontanea e non artificiale), questo lampo di elettricità, ha il potere di scuotere le fondamenta della nostra vita e riportarla verso direzioni più inclini alla nostra personalità; la rabbia ha il potere, con la sua energia auto-propulsiva, percuotente e corroborante, di farci “entrare dentro” per davvero, di farci visionare l’immensa vastità del nostro mondo interno che, forse, avevamo trascurato.
È come il mare in tempesta che “pulisce sé stesso” portando a riva tutti i detriti inutili.
Pensate alla reazione violenta e rabbiosa di Gesù nel tempio di Gerusalemme contro quel commercio, quella idolatria del danaro, quella produzione sconsiderata di “fango”, fango dello spirito.
Viene a dirci, la rabbia, che abbiamo il diritto di essere rispettati, di non vergognarci di noi stessi.
Una sincera manifestazione di rabbia produce immediatamente la pace.
Una sana rabbia produce umiltà; se non sappiamo arrabbiarci non sapremo mai essere veramente umili.
Non posso concepire il perdono se mi dico quando, come e in che misura perdonare: il perdono non appartiene al tempo ma sgorga dal profondo, dal “senza-tempo”.
Valutazioni postume sulla persona che ci ha fatto male, sul nostro comportamento futuro in sua presenza, sul valore che gli attribuiremo domani, sono ragionamenti che non appartengono al perdono.
Ragionamento e perdono sono inconciliabili.
Perdonare significa riabilitare la fiducia degli altri e la loro reputazione ai nostri occhi.
Il perdono si nutre di silenzio, del silenzio delle nostre opinioni.
Chi perdona ma esprime opinioni (specie se negative) sulla persona in questione, non ha realmente perdonato.
Il perdono, come detto, ci mette dinnanzi alla necessità di guardarci dentro, sorge allora spontanea una domanda: dove vogliono farmi guardare questi moti, queste sensazioni contraddittorie di dolore, rabbia e perdono? e se fosse lo Spirito? non pago della vita che stiamo vivendo?
Il perdono ci permette di osservare la profondità della nostra relazione con Dio; il perdono nasce dalla contemplazione dell’agire di Gesù durante la Sua Passione: il Suo abbandono al dolore ed alla fiducia nel Padre, la Sua totale assenza di giudizio o lamentele verso i carnefici.
Sembra che Gesù non abbia mai detto “perché a me? Perché Dio, proprio a me?”.
Non è una questione filosofica, è questione di spostare l’attenzione sul significato profondo del perdono, cioè di mettere il cervello in uno stato dove produce spontaneamente le sostanze della pace e del benessere.
Perdonare gli altri significa infine perdonare sé stessi; “rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”, significa “se perdonerai agli altri, ti concederai il diritto di vivere meglio”; uno stato di rancore (che è molto diverso dalla “rabbia-fulmine”) prolungato mette il cervello in un continuo stato di ansia ed il corpo in un perenne andirivieni di “fastidi” psicosomatici.
Perdonare sé stessi significa riabilitarsi alla vita.
In conclusione: Se non ti abbandoni al dolore non progredisci, se non “ascolti” la tua rabbia starai male, se farai entrambe queste cose ma non perdonerai, non potrai entrare nella pienezza della vita.
E allora forse, forse, potremo davvero perdonare “fino a settanta volte sette”, potremo davvero avere “gli stessi sentimenti che erano di Cristo Gesù”.

domenica 9 ottobre 2016

Free your heart: Il perdono che cambia il presente

da Movimento Giovani Focolari // Non ci sono commenti

Ciao a tutti e bentornati sul nostro blog! Quest’anno la formulazione dei post sarà un po’ diversa dagli altri anni. Abbiamo, infatti, deciso che in ognuno di essi saranno presenti le considerazioni di ogni membro del gruppo. Beh… almeno della maggior parte… ;). In questo modo potrete avere uno spettro più ampio di ogni argomento e avrete la possibilità di leggere varie considerazioni. Più unità di così! (
Oggi parleremo di un argomento un po’ complesso. La Parola di Vita di questo mese recita: “Perdona l’offesa al tuo prossimo e allora per la tua preghiera di saranno rimessi i peccati” (Sir 28,2).
È sul perdono, quindi, che ci concentreremo .
Cos’è? Esiste? Se esiste, come si fa a perdonare?
Vediamo cosa ne pensano i membri del gruppo.

“La parola di vita di questo mese per me è tanto bella quanto complessa. L’anno scorso abbiamo parlato del perdono e io dissi che perdonare è come essere prigioniero in una gabbia. Il Rancore e la rabbia avvolgono il nostro cuore come a formare una gabbia. Con il perdono tu rompi le sbarre che ti tengono bloccato e sei libero. E’ questo quello che senti quando perdoni una persona. Ti senti libero, nuovo, cambiato e più forte…. Oggi penso sempre la stessa cosa, ma, più che il perdono, ciò che ti rende libero è la consapevolezza che nel momento in cui decidi di perdonare una persona, è come se mettessi sulla ferita sporca e sanguinante l’acqua ossigenata; la ferita si pulisce, si disinfetta e guarisce. Quindi è cura. È questo che succede con il perdono. Certo, all’inizio brucia e fa male, perché ti chiedi “perché devo perdonare una persona che comunque mi ha fatto male e che continuerà a farmi male?”. È vero quello che dice Maria, ovvero che è di grande aiuto giustificare una persona pensando che “non sa di farci male”, ma quando la persona lo sa e lo fa di proposito? A questa domanda mi sono risposta che devi solo fare un passaggio in più. È una cosa più difficile, ma allo stesso tempo ci rende più forti. Nel momento in cui giustifichi pensando “lui non sa quello che fa”, ti trovi a dire “ok, sono più calma… forse non sa …. forse non l’ha fatto apposta” e quindi è più facile perdonarla, ma quando invece la persona sa di farti male, e tu lo percepisci perché continua, devi solo superare un livello in più, e implica che devi usare una maggiore forza. Questa ti aiuta a superare l’ostacolo, e ti ritorna moltiplicata per mille.. Ti rendi conto che nel momento in cui dici in cuor tuo “la perdono anche se mi fa male e mi farà male”, è come se mettessi l’acqua ossigenata. All’inizio fa male ti brucia perché è sporca, a causa dell’odio e della rabbia che provi, però col passare del tempo non lo senti più. Il perdono cura la ferita dall’interno. Ti senti più forte e cambi perché cresce una pelle nuova..  più forte. Il perdono quindi, per me, è come l’acqua ossigenata sulla ferita: ti guarisce e ti rende più forte.
Il perdono inoltre serve perché ti aiuta a crescere, anche se ci provocano dolore e sofferenza. Immagina il serpente che per cambiare la pelle vecchia deve strofinarsi contro le rocce. Pesto gli provoca dolore, ma poi questa ricresce più forte e lo aiuta a superare le nuove difficoltà. Le prove della vita ci servono affinché possiamo separarci dalla pelle vecchia, troppo sottile e debole per affrontare la vita, la crescita spirituale e corporea. Per questo le esperienze della vita, che ci fanno male e che sono ostacolo, ci aiutano a diventare più grandi e più forti”.

“Cos'è il perdono? Tutti lo desiderano, ma tutti hanno difficolta nel perdonare. A volte sembre così difficile lasciarsi andare, lascoar cadere tutta quella rabbia e delusione. Eppure è possibile. Ma come? Una risposta può essere l'amore, la preghiera, la fiducia”.

“Perdonare, non sempre ci riesco completamente. A volte mi sembra più semplice non pensarci a quella situazione. Mi è successa una cosa a cui non saprei ne chi perdonare e ne con chi arrabbiarmi, quindi a volte sorrido e vado avanti e a volte mi capita, anche per una semplice domanda, di rispondere male. Poi anche una frase negativa che mi è stata detta... mi sento ancora bruciare... e come si dice... forse non sapeva quello che diceva.. però un po mi ha fortificato e penso che alcune persone non cambino”.

“La vera sfida a volte non è perdonare gli altri, ma prima se stessi”.

“Allora io credo che sia possibile perdonare ma solo dopo un percorso interiore che ha permesso al sentimento di maturare passando anche per l'astio e la sofferenza. Inoltre questo percorso non può attivarsi sempre: se sono state toccate certe corde del cuore e si è stati feriti profondamente ritengo che il perdono sia impossibile poiché non si configura come dimenticanza del torto ma come maturazione di questo comprendendone eventuali motivazioni e torti commessi anche da chi li ha subiti”.

“Io penso che il perdono sia un atto di amore ..non è facile ,dipende dalla persona e dal Valore del torto ricevuto ...molti fanno fatica perché non riescono a dimenticare ..ma perdonando prima noi stessi e poi gli altri ci sentiamo rivivere e siamo in pace con noi stessi ..perché non c'è miglior vendetta che rispondere dando amore ..solo così riusciamo a essere più forti e a superare il dolore“.

“Il perdono è di certo l'ostacolo più grande per un cristiano. Il Vangelo ci invita a perdonare sempre, ma come si fa quando la sofferenza è grande? Personalmente io tendo a dimenticare il male subito, ma questo non può essere considerato il vero perdono. Per il vero perdono che non dobbiamo dimenticare ma, al contrario, ricordare il male subito e con un atto di misericordia continuare a perdonare”.




Il perdono, quindi, esiste eccome. C’è chi ci crede di più, chi di meno. Chi pensa che perdonare sia facile e chi dice il contrario. Lasciamo a voi il giudizio.
Ci auguriamo che il post vi sia piaciuto, nel frattempo vi auguriamo una santa serata e…. CHE TUTTI SIANO UNO!